In occasione della mia recente visita a Padova e complice
una tremenda giornata di pioggia, mi sono rifugiata nel Palazzo del Monte di Pietà,
con marito e figlio, per vedere la mostra “Pietro Bembo e l’invenzione del
Rinascimento”.
La mie conoscenze sul personaggio si limitavano a: amante di
Lucrezia Borgia (particolare non da poco), scrittore de “Le prose della volgar
lingua” con cui nasce ufficialmente la lingua italiana, cardinale poi.
Visitando la mostra, ben organizzata, ben strutturata, con
un’audioguida che accompagnava il percorso in modo garbato e completo, è emerso
un ritratto di un personaggio speciale, molto curioso ed estremamente colto, conosciuto
e inserito nella società del tempo e capace di influenzarla positivamente
attraverso la cultura.
L’excursus storico parte dagli anni della giovinezza, dove
va in Sicilia a studiare il greco, si sviluppa negli anni adulti nelle corti
rinascimentali, e si conclude tra Roma, dove diventa cardinale, e Padova, dove
nella sua casa diventa un collezionista d’arte.
Se vi capita lasciatevi meravigliare dalla sua vita e dalle
opere esposte: quadri di Tiziano, Mantegna e Raffaello si manifestano in tutta
la loro potenza espressiva.
Non a caso, attualmente è la terza mostra più visitata in
Italia dopo Tiziano e Modigliani.
Una riflessione, che in questo periodo è utile: Bembo si
inserisce in un periodo storico italiano, quello pre-rinascimentale, molto
difficile; un’Italia divisa, scissa in mille signorie, senza una direzione. Ed
è convinto che la rinascita e la crescita del paese passino attraverso una
lingua comune e la creazione di CULTURA.
Che sia un insegnamento?
La mostra è in programmazione fino al 19 maggio. Per
approfondimenti:
http://www.mostrabembo.it/
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