Ed io non me lo potevo perdere: quest’anno poi l’ho visto da
una condizione privilegiata che mi ha permesso di stare un po’ dietro alle quinte
ad osservare.
E pensare.
La prima cosa che ho pensato è che nonostante la crisi
dichiarata (e probabilmente vera) dell’editoria, la crisi dichiarata (e
sicuramente verissima) dei consumi e la statistica degli italiani lettori poco
solerti, il Salone era pieno. Ma non solo pieno di gente: pieno di fermento,
pieno di incontri e di scambio di opinioni, pieno di stimoli e soprattutto di
giovani, fantastico.
Che sia un buon segno? Non so: voglio credere che non sia
stato solo il brutto tempo a riempire la manifestazione, ma la voglia di
tornare a confrontarsi e a conoscere su un piano di crescita culturale. Vi
ricordate il post su Pietro Bembo?
Nota di cronaca: ho provato ad andare all’Auditorium ad
ascoltare Renzi ma non sono riuscita ad entrare: peccato perché ero curiosa di
sentirlo dal vivo. Venerdì sera, a Moncalieri, per la nascita di una nuova
associazione, ho ascoltato Giorgio Gori parlare di lui come di un animale
mediatico capace di improvvisare e gestire i media con naturale facilità. Ma
questa è un’altra storia.
La seconda cosa che ho pensato in realtà non è un pensiero,
ma una sensazione: la stessa che mi prende tutte le volte che entro in una
libreria. Figurarsi in un Salone del libro.
E’ una Sensazione di Inadeguatezza di fronte all’immensa offerta di storie e culture che un posto simile può offrire, per la consapevolezza che non basta una vita intera per leggere ed imparare tutto quello che ci interessa. Ma quando sfogliate i libri, guardate le copertine non vi viene voglia di leggere tutto, di conoscere ogni cosa di un singolo autore, di mettervi a studiare un argomento e poi, subito dopo, di rendervi conto di non avere il tempo per farlo e rattristarvi un pò per questo?
Io provo con la testa a
organizzare le serate (sono della Vergine...): il lunedì leggo il tomo sugli impressionisti, il martedì
studio inglese, il mercoledì lo dedico al noir, giovedì il nuovo romanzo di
Bianchini, venerdì sono troppo stanca dopo la settimana, sabato esco, domenica
devo stirare. E ovviamente non posso perdermi la nuova serie di Montalbano!
Ci vorrebbero le giornate di 36 ore per fare tutto…ma
soprattutto sarebbero necessarie quando hai la fortuna di incrociare un libro
che ti prende l’anima. Allora davvero vorresti un tempo infinito…
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