lunedì 31 marzo 2014

POLVERE DI PENSIERI



Una sensazione di disagio iniziale ha lasciato spazio ad un sentimento di totale ammirazione. Poi di commozione. E infine di riflessione.
Tutto insieme, un'ondata di emozioni contrastanti, che è durata il tempo della rappresentazione teatrale.

27 marzo 2014, Fonderie Limone.
Polvere, la vita che vorrei. 
Compagnia teatrale: Outsider.


Per chi non lo sapesse, come me prima dell'altra sera, Outsider è una compagnia formata da attori bis-abili in movimento, come amano definirsi, che vivono nella Piccola Casa della Divina Provvidenza.

E' abili due volte lo sono davvero: perchè recitano con una semplicità ed un approccio al palco naturale, istintivo, immediato, senza filtri; perchè si mettono a nudo nelle loro capacità speciali; perchè sono loro; perchè rompono il muro di disagio e di curiosità che inevitabilmente si crea; perchè sanno essere commoventi; perchè sono allegri; perchè sono presenti; perchè se ne fregano della loro presunta diversità.

Non è facile avvicinarsi a questo tema: parlare di disagi mentali e fisici a volte può diventare stucchevole, difficile, retorico. Ci vuole delicatezza e realismo.

Però io ho visto uno spettacolo teatrale, un po' fuori dai parametri tradizionali che ci possiamo immaginare. In parte mi è piaciuto, in parte l'ho trovato un po' pesante. Alcuni attori mi hanno colpito, altri un pò meno. La scenografia, un luogo sospeso nel nulla, con un tappeto di foglie secche a fare da base, mi è piaciuta. L'umanità variegata che si metteva in scena è stata intensa, a tratti divertente.
Come qualsiasi altro spettacolo.

E questo è quello che conta: non la difficoltà di Renato, Giovanni o Ivana di avvicinarsi alla vita reale, ma la loro capacità di emozionare in quanto attori.
Non sono un critico teatrale, ma il mio voto è 10.
Bravi! E grazie.

Per saperne di più:
www.associazioneoutsider.it
https://www.facebook.com/donaalcottolengo?ref=ts&fref=ts


domenica 23 marzo 2014

BY HAND, BY HEART!



E' successo di nuovo. Per fortuna, o per merito. O per alchimia.
Torino mi ha stupito di nuovo con il suo esprit creativo. Mi aveva già dato un assaggio il 2 marzo con San Salvario Emporium, dove ho scoperto alcuni fashion designer e artisti che mi hanno colpito particolarmente (il vestito a fiori e pappagalli di Rosaspina, giuro sarà mio! www.rosa-spina.com/woman/Dresses/Fantasy-dress-fiori-pappagalli-plisse-nero).
Ma oggi ne ho avuto la conferma.


Mix perfetto quello di BY HAND: location di tutto rispetto, che accoglie lo spirito creativo in una cornice di tutto rispetto (le sale juvarriane dell'archivio di stato di piazza Castello), manifestazione che si inserisce nel Voce del verbo moda, seconda edizione, poesia che nasce dal matrimonio tra l'artigianalità e la selezione, creazione sinceramente belle. Tutte. Davvero. Per nulla scontato.

Ho vagato per le stanze, ammirando le collezioni di abiti, gioielli, cappelli, borse, papillon, tutti rigorosamente in edizione limitata, in uno stato di composta meraviglia creativa.
Difficile fare differenze: ogni espositore, designer, stilista o atelier, aveva una caratteristica particolare con un estremo amore per il proprio prodotto ed una grande attenzione al dettaglio. Tutti il sorriso.
O almeno così mi è sembrato.

Vi segnalo alcuni brand che mi hanno colpito maggiormente: By Alis (www.byalis.it) di Forlì, con alcuni abiti fiorati super romantici, ed altri con delle sapienti scollature sulla schiena molto femminili. Comunque avrete capito che ho la passione per gli abiti a fiore, ereditata da mia nonna.





















Valentina Pesce
, www.valentinapesce.it, per le sue coloratissime borse di stoffa a pois.
Bottega Gazpacho, che nel suo laboratorio a Berlino realizza borse a mano in pvc riciclato, recuparando teloni pubblicitari e coperture di camion. L'idea non è nuova ma ogni borsa, ogni portafoglio raccontano una storia piena di poesia (www.bottegagazpacho.com).
E poi Diderot maison: perchè i suoi papillon nascono per chi non si prende troppo sul serio, ma prende con serietà l'attenzione alla qualità dei materiali e della realizzazione dei prodotti (www.diderotmaison.com)
Ho fatto torto a qualcuno, di sicuro.

Ma questa è stata altra iniezione di fiducia che non può che fare bene.
A quando la prossima?








domenica 16 marzo 2014

8 MARZO + 8 GIORNI = QUALE RISULTATO?


Oggi hanno ucciso un'altra donna.

Una settimana fa abbiamo festeggiato, esaltato, parlato, consumato l'ennesima festa della donna. Mille mazzi di mimose, mille iniziative anche molto belle, mille parole.
Io baratterei volentieri l'abolizione di questa festa con un sano, completo, totale rispetto reciproco. Forse è un pò forte come affermazione, ma quale senso ha una volta l'anno esaltare la figura della donna se poi nella quotidianità l'uomo ne ha una profonda paura? Non generalizzata, non totalmente diffusa, per fortuna, ma a tratti forte e distruttiva.

Io sono sempre stata convinta che il giorno in cui ci sarà piena consapevolezza delle differenze e integrazioni tra i due generi, non ci sarà più bisogno di una festa (detto con tutto il massimo rispetto dell'evento che l'otto marzo ricorda). Ma questa è una mia opinione.

La verità è che forse dobbiamo insegnare agli uomini a non avere paura di noi, iniziando da bambini. Che le differenze sono la forza reciproca, che la nostra forza non è una minaccia, che la "parità" non ha senso di per sé, ma ce l'hanno il valore e il merito, sia se mi chiamo Mario sia se mi chiamo Maria.
Che l'universo femminile è complesso, è ricco, mi permetto di dire forse un pizzico di più di quello maschile. Ma che è giusto così...l'unione tra la solidità maschile e le sfumature femminili sono la ricchezza di questo mondo.
Siamo diversi ma complementari.


Lo so che sembrano quasi banalità...ma allora, come mai quasi ogni giorno una donna rischia la vita? Che cosa spaventa? La nostra forza? L'abbiamo sempre avuta. La nostra pazienza? Fa parte del nostro DNA. La nostra capacità di sopportazione? Tocca a noi partorire.
Siamo così, dolcemente complicate, sempre più emozionate, sempre più incasinate, sempre più stimolate e stimolanti, sempre più ricche.

Non conosco due donne che abbiano caratteristiche simili: c'è chi non sarebbe mai a casa e fa i salti mortali tra lavoro e asilo, c'è chi invece desidera solo accudire la sua famiglia, c'è chi adora la danza, e chi ricamare, chi arrampica in montagna e chi a mala pena fa due passi, chi vive per la scrittura e toglie le ore al sonno pur di avere un suo blog, e chi passa la notte a leggere, chi non sa fare neppure due uova in padella ma costruisce ponti, e chi cucina da Dio.
Chi al mattino non indosserebbe altro che una tuta comoda, ma alla sera non vede l'ora di mettere un vestito rosso sexy.



In un crescendo di affettuose contraddizioni e di grandi meraviglie.
Anch'io sono così. Con la piena consapevolezza che probabilmente non sarei PIENAMENTE così senza il mio uomo a fianco.
Come facciamo a spiegarlo?