martedì 10 settembre 2013

CLOUS ATLAS E LE CONSEGUENZE DELLE NOSTRE AZIONI



Una catena del DNA: è così che mi sono visualizzata Cloud Atlas, film recente a me fino a ieri sera sconosciuto, che spazia dal fantasy, al dramma alla commedia.
Sconosciuto come il libro da cui è tratto, l'Atlante delle Nuvole di David Mitchell, che andrò sicuramente a cercare.

5 secoli, 6 storie, una galleria di personaggi incredibili, dimensioni visive sempre diverse: un intreccio di racconti che si sviluppano con ritmi e ambientazioni diverse, che ti portano all'inizio a non capire nulla, poi a rimanere incollati allo schermo per cercare di capire di più, poi rassegnarsi a non trovare un filo unico ma mille intuizioni diverse. Si spazia dalla San Francisco degli anni 70, all'America ottocentesca della schiavitù, alla Seul effetto Matrix del 2144.
La mia storia preferita però è quella ambientata alla fine del mondo, in una rinnovata età della pietra, dove un'improbabile Halle Barry ("dispiaciuterrima") dialoga in modo surreale con Tom Hanks (non al massimo della "simpaticità")  per ritrovare la libertà da una tribù assassina. Fantastico.

E' da molto che non vedo un film "memorabile" e per memorabile intendo un film che si fa ricordare per qualcosa di speciale, che sia una frase, una scena, una canzone, un richiamo storico o letterario.
Non necessariamente impegnato o complicato: per me, uno dei film più memorabili è Grease, ed ho detto tutto...(segue Dirty Dancing con "Nessuno può mettere Baby in un angolo", Angeli con le pistole con la scena della festa, Don Camillo in tutte le sue versioni: ognuno di noi avrà la sua personale lista).

Per me è stata una folgorazione. Incredibile. E confesso che, nonostante ma mia totale attenzione, probabilmente non ho compreso neppure fino in fondo il perchè e la morale di questo film. Anzi, se qualcuno mi può aiutare, gliene sarei grata. Ma mi ha travolto lo stesso.
Un film complesso, affascinante, al limite dell'onirico, costruito con grande attenzione, dove i personaggi, gli attori si sono sicuramente messi in gioco e anche, immagino, divertiti: ogni storia presenta sempre gli stessi attori in ruoli diversi, a volte truccati in modo irriconoscibile, con anime diverse. Il gioco è riconoscerli tutti: io non ci sono riuscita.


Ogni storia si porta dietro l'insegnamento che spesso la sopravvivenza richiede coraggio, e lo possiamo vedere anche nella vita di tutti i giorni, quando anche solo per sopravvivere in ufficio occorre mettere in campo risorse incredibili. Ogni incontro suggerisce una nuova direzione, verso un nuovo confine, che è una convenzione, e va superata. Ogni nostra azione comporta una conseguenza e la sua responsabilità.

Ma una frase del film mi è rimasta in mente. In una delle storie uno schiavo di colore viene frustato, violentemente, a lungo, sotto gli occhi di un giovane mercante americano allibito. Lo schiavo è esausto, stremato, ma apre gli occhi e li incolla a quelli del ragazzo. Tempo dopo, su un galeone, i due si ritrovano e il giovane chiede allo schiavo perchè lo aveva guardato.
"Dolore è forte, ma occhio di amico più forte" la risposta.
L'occhio che nel momento del dolore non ci molla e ci tiene su e ci dà la forza di superarlo. L'occhio che tutti vorremo.



Allora, adesso andate a dare un occhio al trailer.
Buona visione!

http://cloudatlas.warnerbros.com

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