domenica 17 novembre 2013

QUANDO I LIBRI TI CHIAMANO - puntata N° 1


Mi ha particolarmente colpito un post facebookiano di una ragazza che conosco.

Il post diceva "Comunque i libri parlano. E a volte, dallo scaffale della libreria, agitano le manine, per farsi riconoscere e prendere. Ne sono sicura".

Ho dato il like ed ho commentato che è davvero così: perchè sono convinta che i libri sugli scaffali abbiano una loro voce interna, intensa e intima, capace di attrarre; se ci si mette in ascolto, se si è predisposti emotivamente, si riesce a sentirla...ci chiama e in alcuni momenti della vita sembra suggerirci la riflessione giusta da fare.


Così, ispirata, sabato mattina sono andata in libreria, quella nel centro storico di Moncalieri, l'Arco, che le due proprietarie gestiscono con amore e sincera passione. Si possono trovare delle selezioni originali e oserei dire romantiche, che spesso sono davvero una scoperta.

Ogni tanto entrare in libreria mi fa bene: se ho la fortuna (sempre più rara) di trovarne una indipendente, silenziosa, lontano dalla massa (per intenderci, non la classica Mondadori o Feltrinelli dei centri città), l'effetto è quasi terapeutico; sfogliare le pagine, sentirne l'odore, leggere i titoli, immaginarsi le storie, con calma (ovvero senza un terremoto di cinque anni che tocca tutto), mi rimette in pace con il mondo.
E mi ricorda quando ci andavo quasi ogni venerdì sera, prima dell'arrivo del pargolo, con Pietro dopo il lavoro: la Comunardi per molti anni è stato testimone delle nostre letture. Romantico, no?


Quando è nato Giovanni, nei pomeriggi in cui non voleva dormire (ahimè, quasi tutti), disperata entravo in libreria e i colori e e i suoni dei libri infantili avevano un straordinario effetto calmante. In queste mie puntate avevo conosciuto l'associazione "Nati per leggere", il progetto nato nel 1999 con l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bimbi dai 6 mesi ai 6 anni.
Per saperne di più www.natiperleggere.it.


Comunque, sono andata ed ho sentito la voce di molti libri che mi chiamavano: per primo "L'arte perduta di scrivere le lettere"...fascino da vendere, questo libro. Poi ho sentito la voce di "Caravaggio Segreto", perchè quando si parla di misteri non resisto. Anche il Manuale della casa imperfetta (newyorkese) ha attirato la mia attenzione, insieme a "I quattro libri di lettura" di Tolstj e a "Tiffany. Le buone maniere a tavola per teenager (direi molto utile!). Alla fine non ho resistito al richiamo dell'ultimo di Michela Marzano "L'amore è tutto, tutto ciò che so dell'amore". La mia anima romantica ha vinto ancora una volta.
E voi, a quale richiamo editoriale non resistete? Basta che non entriate in libreria dicendo che sentite le voci: credo che si creerebbe un po' di imbarazzo.

PS: la ragazza del post in realtà è Valentina Stella, famosa blogger (www.bellezzarara.it) che mi piace per il tono delicato e onirico delle sue parole. Sa di che cosa sta parlando, questo è sicuro.

domenica 3 novembre 2013

PENSIERI IN RISONANZA


Ho fatto una risonanza. Proprio quella dove entri in un tunnel chiuso e devi cercare di stare tranquilla.
Non è fisicamente dolorosa, ma è emotivamente provante: almeno così è stato per me.

Entrare in un un "tubo", sola, mezza nuda, infreddolita e di certo con uno stato d'animo non sereno non aiuta, ma accorgersi che al mattino, probabilmente in stato di annebbiamento mentale, avevo indossato gli slip fucsia di pizzo di Victoria's Secret ha forse smorzato la tensione.

Slip a parte, l'esame è stato un'esperienza.

Provate a stare circa tre quarti d'ora immobili, con delle improbabili cuffie per attutire il suono insistente e a quel punto la domanda sorge spontanea: a che cosa penso per far passare il tempo?
La prima cosa è stata "Stai calma, respira, stai tranquilla, ok, il respiro è regolare, chiudi gli occhi, passa veloce".
La seconda: "E se provassi a dormire?", cosa che si è subito rivelata assurda dato il rumore. Però poteva avere un senso.
La terza, come un flash: "Ma dove cavolo sono finite le decolletè nere tacco 10 che ho messo al matrimonio l'altra settimana? Ho già svuotato la valigia e non mi ricordo dove le ho messe...mannaggia, mi piacciono così tanto (un acquisto furbissimo: presa da H&M due anni fa, comodissime e anche discretamente sexy, ndr)".

Il quarto pensiero non c'è stato: o meglio, ci sono stati mille pensieri che si sono palesati nella mia mente, in un flusso continuo...il lavoro, la castagnata all'asilo, Giovannino da andare a prendere, la mamma che ti aspetta fuori, il liquido di contrasto, la cena di sabato, devo chiamare mia cognata, inizia la mostra di Renoir la prossima settimana, vorrei fare una serata da sola con Pietro...

La mia vita, insomma. In tre quarti d'ora. Al freddo. Dentro un tubo, con un rumore continuo nelle orecchie.

E quando tutto è finito, e mi sono rialzata, un po' stordita, la meraviglia è stata ripensare a tutto e capire che la mia vita mi piace. Mannaggia, mi piace tanto, è così viva, è così piena!
E c'è voluta una risonanza per fermarmi a pensare: un po' forte come affermazione, ma è stato così.
Perché, diciamoci la verità, quando mai ci fermiamo a pensare?
Ma soprattutto, siamo pronti a rimanere soli con i nostri pensieri? o ci fa paura?


giovedì 24 ottobre 2013

IL RESPIRO DEL CIELO DI FLAVIO



Flavio Catalano racconta una storia: la racconta attraverso la fotografia, che è la sua passione, la sua arte, il suo mestiere, la sua vita. Racconta la Sua storia e ha il sapore di una creativa solitudine, vissuta con il suo dolce cane, BLUE, un cane speciale, che conosco e che è la sintesi della tenerezza.


La storia inizia così:

"C'era una volta il Nord, quello che ci immaginiamo infinito e freddo, ma allo stesso tempo spettacolare e affascinante. C'era il Nord e c'era Flavio, che lo voleva vivere, assaporare, fare suo. E così è partito, in macchina, con Blue, verso il mare di Barents, Russia, per tentare di fermare con la sua macchina fotografica il respiro del cielo che si fonde in quello del mare freddo, gelido, eppure vivo. 

Per immortalare la Natura, quella che fa anche un pò paura per la sua immensità.
Per sperimentare una sorta di isolamento, che poi tanto solo non è, considerando le persone accoglienti che ha incontrato (chi l'avrebbe detto...), che si sono fidate di lui.
Per incontrare il Silenzio, che stona con la nostra epoca di iperconnesione continua, che diventa così reale.

C'era una volta Flavio, che è tornato dal Nord liberato ed ha portato con sé le foto della sua esperienza, foto che sembrano vivere fuori dal proprio confine, facendo risaltare il nulla nel tutto della Natura, con un impatto emozionale fortissimo".

Questa storia è raccontata nella sua mostra fotografica, che in modo itinerante è partita dalla Galleria Ki-Gallery di Fulvio Colangelo, in Via Mazzini 39 a Torino, e fino al 5 novembre la troverete presso il Caffè Mazzini, in via Mazzini 23. La mostra fa parte dell'iniziativa FOTOMOVIDA, che porta intelligentemente l'arte nei luoghi della quotidianità, con esposizioni fotografiche itineranti.


Non fatevi mancare una piccola emozione. Mi direte.

E se non riuscite a passare,
https://www.facebook.com/pages/Flavio-Catalano-fotografo/551030368265022?ref=ts&fref=ts  

domenica 13 ottobre 2013

"OPERAE" D'INGENIO ITALIANO


Non ce la faccio. Non riesco a contenere l'entusiasmo. Davvero. Sono appena tornata dalle OGR torinesi, dove si è svolto "Operae, festival del design indipendente" e sono piena di ammirazione.
Ammirazione per le idee originali, per l'energia e la voglia di fare dei giovani designer, per la varietà dell'offerta, per l'oggetto che non pensavo potesse esistere, per il materiale alternativo utilizzato, per la voglia di confronto e la gioia della condivisione.

Accomodatevi, signori politici, venite e vedere dov'è la vera Italia che cerca di uscire dal pantano, venite a conoscere questi giovani designer che non si arrendono e partono dalla propria competenza e creatività per cercare di costruirsi un futuro. E riempiono i nostri occhi e la nostra anima di novità.

L'anno scorso il festival è stato alla Cavallerizza, ma la location delle OGR è sicuramente più valorizzante: l'ambiente stesso crea una speciale atmosfera urbana che esalta le opere.

Difficile selezionare dei nomi più interessanti di altri da evidenziare, perchè ogni espositore e ogni oggetto hanno una storia dietro da raccontare. Mi ha colpito Alicucio (www.alicucio.com) che realizza delle meravigliose credenze con le sedie, o l'alzatina Gemma dal colore di cioccolato di Antonella Di Luca e Ubando Righi (www.mrless-mrsmore.com). Ho toccato il legno lavorato e vivo di laboratorio2729 di Venezia, che ha creato utensili di cucina dal design semplice e rispettoso. Mi sono innamorata dei vasi di Kilò, e dei ghiaccioli in legno "Wooden Popsicle", per adesso 150 esemplari numerati (www.johnnyhermann.com). E mi comprerei volentieri una borsa Rebelt, realizzata con i tessuti riciclati delle auto (www.rebeltorino.it).

Ma ci sono tre aspetti della manifestazione che mi hanno colpito particolarmente, e su cui ritornerò.
Il primo è l'attenzione riservata al mondo KIDS: un'area intera dedicata ai bambini, con libri, laboratori, giochi dallo spirito lontanto da ogni forma di tecnologia. Un paradiso. Purtroppo e per fortuna (perchè è stato un successo!) il laboratorio sulla città di carta non aveva più posti liberi e Giovanni non ha potuto partecipare. Ma ho scoperto un negozio e una libreria nuovi, e l'operazione His-paniola, design per solidarietà Haiti-Santodomingo, di cui vi parlerò a breve.

Il secondo aspetto, che fa pensare, è il ritorno prepotente e trasversale del "taccuino". Senza togliere nulla al mito Moleskine, uno degli oggetti cult dell'esposizione è stato "il quaderno", personalizzato, quasi su misura, customizzato, reso ironico, invadente o minuscolo, ma sempre esaltato. Perchè nell'era della social-condivisione, abbiamo ancora bisogno di fissare i nostri pensieri e le nostre immagini sulla carta. Ma che sia solo nostra.

E questo ci porta dritti dritti al terzo aspetto, o meglio fenomeno: il SelfPublishing. Sono rimasta fulminata e vi dedicherò un post per raccontarvi quello che ho visto: perchè ho deciso di conoscere al meglio l'argomento. All'interno di Operae, era presente Microfestival, appuntamento per l'editoria indipendente. Ho trovato delle vere chicche....e anche il mio bottino della giornata, un libro e una stampa di Mauro Gatti e Davide Ragona (www.maurogatti.com), che mettono allegria solo a vederli: Super Best Friend. Potrebbe esistere la matita senza il temperino, o la lettera senza il francobollo?

O Torino senza questo fermento? Impossibile!











   

lunedì 7 ottobre 2013

LA LEGGE DI MURPHY: VERSIONE PRONTO SOCCORSO



Quale fantomatica, incredibile, ironica e subdola legge di Murphy (vorrei il numero, please) devo citare se portando al Pronto Soccorso tuo figlio di 5 anni, per un controllo alle vie urinarie, nell'ordine:
- ti dicono che devi aspettare circa un'ora e mezza il risultato degli esami, e l'ora e mezza è a cavallo della pausa pranzo e tuo figlio muore di fame e l'infermiera ti dice che non puoi uscire dall'ospedale
- l'unico bar disponibile è al piano -1

- appena entri nell'unico ascensore per scendere al piano -1 (non ci sono le scale, ndr), sali fino al sesto piano, dove qualcuno si è divertito a schiacciare il tasto e poi è andato via; e poi scendendo ti fermi ad ogni piano, mentre guardi con terrore tuo figlio che comincia ad agitarsi
- quando arrivi finalmente al -1, il bar in questione ha solo panini superimbottiti che tuo figlio guarda con altrettanto terrore e poi, miracolosamente, trovi un semplice panino al prosciutto cotto

- quando finalmente sistemi il figlio, gli dai il panino, ti siedi tu, addenti il croissant salato ai 5 cereali con il prosciutto crudo, che credevi di esserti meritata, tuo figlio dichiara che gli scappa la pipì e, considerando il motivo per cui sei al PS, hai esattamente due minuti e mezzo per arrivare al bagno, non un secondo di più
- ti alzi cercando di mantenere la calma e chiedi dov'è il bagno: il barista, con aria assolutamente serafica, ti comunica che è al piano 0

- a quel punto, mentre tuo figlio comincia a saltare per tutto il bar palesando il suo problema, tu ingoi il croIssant salato, prendi il mezzo panino al prosciutto cotto avanzato, e vai a pagare
- il barista con molta calma ti fa il conto, sette euro e ottanta, mentre fa lo splendido con una ragazza,  ma va in crisi per il resto davanti ai tuoi 10 euro (sarà stato rimandato in matematica) bruciando due minuti dei tuoi due e mezzo a disposizione

- a quel punto ti precipiti all'ascensore, che naturalmente è fermo al settimo piano, neppure al sesto.
- quindi inizi un mantra tibetano del tipo "tieni la pipi, tieni la pipi, concentrati", confidando nel potere spirituale del Dalai Lama

- quando finalmente arriva l'ascensore, e riesci ad arrivare al piano 0, davanti agli unici bagni di tutto il piano.....TROVI LA SIGNORA CHE LI STA PULENDO E NON PUOI ENTRARE!!!
DATEMI L'INDIRIZZO DEL SIGNOR MURPHY, CHE GLI DEVO DIRE DUE PAROLE!

Però permettetemi anche di ringraziare le infermiere, i pediatri e le giovani dottoresse del Regina Margherita, che oggi hanno seguito con dolcezza, pazienza e grande competenza il piccolo Giò. Grazie. 

sabato 5 ottobre 2013

ASSISI NEGLI OCCHI, SAN FRANCESCO NEL CUORE


Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,

spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.




Quest'anno, ad agosto, avevo bisogno di spiritualità. Forse per la frenesia degli ultimi mesi, forse per un momento di crescita personale o semplicemente un bisogno che tutti prima o poi hanno.
Una spiritualità intesa come momento di calma e pensiero, di riflessione, di ricongiungimento con la natura, di preghiera anche. Ognuno di noi la cerca nel modo più affine al proprio essere e alle proprie convinzioni. Per me, questa ricerca si avvicina anche, non solo, alla sfera religiosa.
Ho scelto l'Umbria: ho pensato che fosse il cuore verde e spirituale dell'Italia, e che potesse essere una metà affine a questo momento (insomma, ha dato i natali a san Francesco, santa Caterina e Santa Chiara...ci sarà un perchè). Non sbagliavo: per una settimana ho riempito i miei occhi di natura e il mio cuore di tranquillità. Ma il mio obiettivo era Assisi: volevo andare a respirare quest'atmosfera intima e di preghiera che tutti mi avevano raccontato. Volevo andare nella città di San Francesco, dove lui ha lasciato materialmente tutto per inseguire il suo ideale di Chiesa, meravigliarmi davanti agli affreschi di Giotto e pregare davanti alla tomba del Santo.
Ero davvero emozionata quando ho parcheggiato la macchina (nel multipiano, ndr) e mi sono avviata verso la via principale, direzione Basilica Superiore.
Assisi è stupenda, dal punto di vista architettonico e storico, ma non c'è bisogno che lo dica io. E' curatissima e meravigliosa nei suoi scorci, ma il primo negozio che ho visto è stato un monomarca di Cruciani, che fa il verso a quello di Forte dei Marmi.
E la seconda cosa che ho notato è la richiesta di 10 euro alla Basilica Superiore per le intenzioni.
Sarò blasfema, ma ho avuto dei dubbi che tutto ciò si sposasse con lo spirito di San Francesco.
Sarò doppiamente blasema, e qualcuno mi perdonerà, ma forse l'Assisi del 10 agosto che ho visto io mi è sembrata una Gardaland dello Spirito, in cui la Preghiera, con la P maiuscola, passava un po' in secondo piano, rispetto alle esigenze turistiche e al souvenir religioso, sandalo francescano, rosario o statuetta che fosse.

Ho trovato più spiritualità un giorno a Deruta, quando a mezzogiorno, in una piazza deserta, entrando in un negozio la proprietaria mi ha chiesto scusa, ha chiesto di aspettare, perchè stava ascoltando l'angelus di Papa Francesco, in rispettoso silenzio. L'ho trovata nella chiesa di Pienza (sì, lo so che è in Toscana...) dove null'altro c'era per avvicinarsi a Dio se non un altare in pietra grezza, puro ed essenziale.
Forse questa mia "delusione" è nata perchè ho cercato fuori quando la vera ricerca e la vera scoperta è solo ed esclusivamente dentro di noi e le possiamo raggiungere se siamo davvero pronti ad ascoltare, senza farsi distrarre. Eppure sono anche convinta che ci siano dei luoghi speciali, che ti avvicinano e che creano un'atmosfera più consona al raccoglimento, creando una sorta di coscienza spirituale comune. Pensavo di trovarlo ad Assisi ma non l'ho trovato: ero io con aspettative troppo grandi, era agosto che porta ad essere più effimeri, o mancava davvero?
Non lo so: ci sto ancora riflettendo. Ma il solo fatto di rifletterci lo trovo positivo. E San Francesco rimane nel cuore.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:

in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.


mercoledì 25 settembre 2013

HO SCOPERTO IL BRUNCH!



Meglio tardi che mai, dirà qualcuno.

Ma ero prevenuta: ho sempre associato il brunch ad un vago atteggiamento di snobismo un pò fighettino. Modello cabinotto (chi è di Torino sa che cosa vuole dire...) che alla domenica fa il brunch da Lutece..
Sbagliavo. O meglio...vissuto in ambiente familiare e in allegria, ha sicuramente un gusto più democratico, anche se molto calorico (con buona pace dei trigliceridi e della glicemia!).

La scena è questa: un giorno torno da Bologna in treno, stanca morta, e mi chiama la mia amica Sandra, sposata con Tom, newyorkese doc, e ci invita domenica a fare il brunch da loro verso le 11,30. Mi rivitalizzo.

Prima questione: se qualcuno ti invita ad un brunch, che cosa porti? Vino no, dolce tendenzialmente no. Biscotti? succo di frutta? Io alla fine ho ripiegato per una dolcissima piantina di roselline bianche!
Seconda questione: se hai un bambino di 5 anni che ha già fatto colazione, rassegnati comunque a fargli un piatto di pasta.
Arriva domenica e alle 11,30 ci presentiamo: il profumo di pancake è spettacolare!

Ma tutto il rito ha un sapore meraviglioso: pancakes, nome in codice "le frittelle di Paperino", scrambled eggs, bacon (non avete idea di quanto buono era!!!!), sciroppo d'acero, caffè americano e cocktail mimosa. E poi frutta ed una torta al cioccolato rigorosamente a forma di cuore.
Non ho fatto il conto delle calorie, ma ero convinta che questa fosse la colazione dei boscaioli americani prima di andare a tagliare qualche albero (d'altronde, il mio bisnonno che lavorava nelle risaie mangiava il "salam dladuia").
 Invece no: il brunch nasce intorno agli anni 60 quando la vita sociale più intensa aveva creato i primi ritmi alterati...e così la domenica ci si svegliava più tardi, troppo avanti per la colazione, troppo presto per il pranzo.

Ogni nazione personalizza il rito del brunch: in Francia non mancano mai i croissant, in America i Muffin, in Italia è un tripudio di ricette varie ed eventuali, tra torte salate e dolcetti, per non venir meno alla nostra creatività culinaria.
Presa ormai dall'interesse, sono andata a curiosare in un libro di ricette Disney, "Ricette da fiaba", che adoro perchè associa i piatti ai personaggi dei cartoni animati, illustrati e raccontati con poesia, e naturalmente c'è una sezione intera per breakfast e brunch: devo ancora capire perchè la Torta capovolta è del Drago Rutilante e il Muffin alle banane del Grillo Parlante, ma proverò a preparare il pane con uvette e semi di cumino di mr. Toad!



Vi dò ancora la ricetta del cocktail mimosa, e aggiungo una riflessione: non c'è brunch, happyhour, light lunch che tenga, se non c'è la compagnia giusta.
Perchè il calore e l'atmosfera che si creano chiaccherando con due cari amici, rendono più buono ogni pasto! 

Ah, la ricetta:
COCKTAIL MIMOSA
4/10 di succo di arancia puro
6/10 di champagne ghiacciato (ma potete sostituirlo con un prosecco)
Occhio al colore...è il segreto del nome.


giovedì 19 settembre 2013

LA VITA CHE AVRAI...




Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle  
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
tuoni di aerei supersonici che fanno alzar la testa


e il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra...

Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare
schiuma di cavalloni pazzi che s'inseguono nel mare
e pantaloni bianchi da tirare fuori che già  estate
un treno per l'America senza fermate...

Avrai due lacrime più dolci da seccare
un sole che si uccide e pescatori di telline
e neve di montagne e pioggia di colline
avrai un legnetto di cremino da succhiare... 




Ascoltavo questa canzone mentre tornavo a casa ieri dal lavoro: giornata tesa, tosta, difficile.
L'ho ascoltata dall'inizio e me la sono assaporata, parola per parola, l'ho visualizzata su di me, su mio figlio, forse con una consapevolezza mai avuta prima, e mi sono commossa. No, di più, ho pianto.
Sarà che ho capito che il mio piccolo bimbo sta crescendo, e che potrò aiutarlo meglio che posso ad affrontare la vita, ma poi dovrà viverla lui. Non potrò proteggerlo per sempre, come faccio adesso, quando cade e l'abbraccio della mamma risolve ogni dolore.

Avrai una donna acerba e un giovane dolore
viali di foglie in fiamme ad incendiarti il cuore
avrai una sedia per posarti e ore
vuote come uova di cioccolato
ed un amico che ti avrà  deluso tradito ingannato..


Arriveranno i primi amori, che adesso arrivano sempre prima, e probabilmente mi farà impazzire. Non mi racconterà nulla e si attaccherà al suo smartphone. Io dirò a mio marito che la ragazzina di turno non mi piace proprio, oppure che è deliziosa. Chi lo sa. Sicuramente sarò gelosa.
Ci saranno gli amici e le incomprensioni. Ci saranno le partite a calcetto con la pizza&birra dopo, goliardiche e allegre. Ci saranno le litigate. Ma gli auguro di trovare un AMICO, anche uno solo, con cui condividere la vita.
Perchè ad un certo punto i genitori stanno alla porta, ma fuori hai bisogno di qualcuno a fianco.

Avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando
ti fermerai sognando...
Avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza...
se amore amore avrai... 


Gli auguro di amare, sempre e tanto, di non vergognarsi di farlo. Perchè questa è l'unica vera chiave del mistero dell'universo. Ognuno ama a suo modo, e spero che il suo possa essere un modo pieno e soprattutto senza paure. 




Avrai parole nuove da cercare quando viene sera
e cento ponti da passare e far suonare la ringhiera
la prima sigaretta che ti fuma in bocca un po' di tosse
Natale di agrifoglio e candeline rosse...

Avrai un lavoro da sudare
mattini fradici di brividi e rugiada
giochi elettronici e sassi per la strada
avrai ricordi ombrelli e chiavi da scordare...


Ci saranno Natali e feste, che magari passerà lontano e io penserò a lui volendolo vicino. Ma se sarà felice, lo sarò anch'io. Avrà momenti duri al lavoro e forse io non capirò neppure quale lavoro farà, come è successo a mia mamma quando ho iniziato l'esperienza in agenzia. Ma so che sarò orgogliosa di lui, e mi arrabbierò se non lo apprezzeranno: ma non glielo dirò mai, dicendogli di fare ancora meglio e di non lamentarsi.




Avrai carezze per parlare con i cani
e sarà sempre di domenica domani
e avrai discorsi chiusi dentro e mani
che frugano le tasche della vita
ed una radio per sentire che la guerra è finita..


Da grande me lo immagino sereno: lo spero con tutta me stessa. Che voglia studiare Scrittura creativa a New York, o fare l'impiegato sotto casa, il mio desiderio, che è quello di tutti i genitori, è che sia contento di se stesso. Che le tasche della sua vita siano piene di caramelle allo zucchero. E se non fosse così, che abbia la forza di affrontare quello che il destino gli ha riservato, con la grinta di cambiarlo un pò.

Prima o poi si allontanerà, ma lo sguardo di mamma e papà non lo abbandonerà mai.
E gli auguro di guardare la vita sempre con una scintilla di meraviglia.

Scusate, ma mi sono commossa di nuovo. Adesso tocca a voi.


http://www.youtube.com/watch?v=B3VLbcrTorg

martedì 10 settembre 2013

CLOUS ATLAS E LE CONSEGUENZE DELLE NOSTRE AZIONI



Una catena del DNA: è così che mi sono visualizzata Cloud Atlas, film recente a me fino a ieri sera sconosciuto, che spazia dal fantasy, al dramma alla commedia.
Sconosciuto come il libro da cui è tratto, l'Atlante delle Nuvole di David Mitchell, che andrò sicuramente a cercare.

5 secoli, 6 storie, una galleria di personaggi incredibili, dimensioni visive sempre diverse: un intreccio di racconti che si sviluppano con ritmi e ambientazioni diverse, che ti portano all'inizio a non capire nulla, poi a rimanere incollati allo schermo per cercare di capire di più, poi rassegnarsi a non trovare un filo unico ma mille intuizioni diverse. Si spazia dalla San Francisco degli anni 70, all'America ottocentesca della schiavitù, alla Seul effetto Matrix del 2144.
La mia storia preferita però è quella ambientata alla fine del mondo, in una rinnovata età della pietra, dove un'improbabile Halle Barry ("dispiaciuterrima") dialoga in modo surreale con Tom Hanks (non al massimo della "simpaticità")  per ritrovare la libertà da una tribù assassina. Fantastico.

E' da molto che non vedo un film "memorabile" e per memorabile intendo un film che si fa ricordare per qualcosa di speciale, che sia una frase, una scena, una canzone, un richiamo storico o letterario.
Non necessariamente impegnato o complicato: per me, uno dei film più memorabili è Grease, ed ho detto tutto...(segue Dirty Dancing con "Nessuno può mettere Baby in un angolo", Angeli con le pistole con la scena della festa, Don Camillo in tutte le sue versioni: ognuno di noi avrà la sua personale lista).

Per me è stata una folgorazione. Incredibile. E confesso che, nonostante ma mia totale attenzione, probabilmente non ho compreso neppure fino in fondo il perchè e la morale di questo film. Anzi, se qualcuno mi può aiutare, gliene sarei grata. Ma mi ha travolto lo stesso.
Un film complesso, affascinante, al limite dell'onirico, costruito con grande attenzione, dove i personaggi, gli attori si sono sicuramente messi in gioco e anche, immagino, divertiti: ogni storia presenta sempre gli stessi attori in ruoli diversi, a volte truccati in modo irriconoscibile, con anime diverse. Il gioco è riconoscerli tutti: io non ci sono riuscita.


Ogni storia si porta dietro l'insegnamento che spesso la sopravvivenza richiede coraggio, e lo possiamo vedere anche nella vita di tutti i giorni, quando anche solo per sopravvivere in ufficio occorre mettere in campo risorse incredibili. Ogni incontro suggerisce una nuova direzione, verso un nuovo confine, che è una convenzione, e va superata. Ogni nostra azione comporta una conseguenza e la sua responsabilità.

Ma una frase del film mi è rimasta in mente. In una delle storie uno schiavo di colore viene frustato, violentemente, a lungo, sotto gli occhi di un giovane mercante americano allibito. Lo schiavo è esausto, stremato, ma apre gli occhi e li incolla a quelli del ragazzo. Tempo dopo, su un galeone, i due si ritrovano e il giovane chiede allo schiavo perchè lo aveva guardato.
"Dolore è forte, ma occhio di amico più forte" la risposta.
L'occhio che nel momento del dolore non ci molla e ci tiene su e ci dà la forza di superarlo. L'occhio che tutti vorremo.



Allora, adesso andate a dare un occhio al trailer.
Buona visione!

http://cloudatlas.warnerbros.com

mercoledì 4 settembre 2013

CHE SAPORE HA IL RITORNO?



Amaro, dolce, salato o addirittura piccante?
Il ritorno dalle vacanze può avere davvero molti sapori, a seconda di quello che ci aspetta al lavoro, a scuola, o delle esperienze che abbiamo vissuto nei nostri giorni di riposo.

Per me ha sempre avuto il sapore dell'entusiasmo e per fortuna passano gli anni ma questa sensazione non cambia. Superati i primi momenti di nostalgia del mare (no, la montagna d'estate no...) la ripartenza mi ha sempre coinvolto emotivamente: io dico che l'anno dovrebbe cominciare a settembre, non a gennaio.
I buoni propositi hanno sempre avuto un'anima settembrina: quando andavo a scuola era la fiera delle intenzioni positive, disattese in realtà dopo un mese. E che dire della ricerca del nuovo diario? un vero rito. Ancora adesso compro l'agenda a settembre e mi emoziono quasi: il problema è riuscire a trovarne una usabile in ufficio, perchè tra Smemo, Comix, Invicta e Holly Hobbie (tornata di gran moda, per la gioia delle romantiche) è difficile non sembrare un'adolescente fuori età.



Quest'anno poi sono tornata dalle vacanze con il trip della casa e questo ha terrorizzato non poco il marito. Vi ricordate il comico di Zelig, quello che faceva anche il professore, e che raccontava con il terrore negli occhi le proposte della moglie (detta crostatina) di modificare casa? Ecco la situazione è più o meno questa.
Sarà perchè faccio parte su Facebook di un gruppo chiuso dedicato alla passione per l'ordine (nessun commento, please...si chiama Paroladordine ed è una miniera di consigli e informazioni, di condivisioni e aiuti ...davvero eccezionale, ve ne parlerò meglio) che ha alimentato la mia vena organizzativa da vera Vergine, ma ho deciso di ribaltare casa e fare una marea di lavori. Si passa dal sistemare la mansarda dando l'impregnante al legno delle travi, al riorganizzare tutte le foto (a cui è dedicato uno spazio apposito in un mobile, ovviamente), a installare il decalcificatore dell'acqua, fino alla creazione di un'area ufficio con il cartongesso. Ah, mi sono dimenticata il bianco nelle scale...ma questo non è stato ancora comunicato in famiglia!



Nel frattempo mi sono già informata per un corso di inglese, ho scaricato il programma di settembre e ottobre del Circolo dei lettori (ci sono anche dei bellissimi incontri per i bambini), mi sono ripromessa di provare una ricetta nuova a settimana, ed ho fatto l'elenco delle cene e degli inviti che vorrei fare. Giuro.

Non credo di riuscire a fare tutto, ma è bello almeno pensarci, provarci, o comunque capire che ci sono tante cose belle e interessanti da fare e da scoprire, da conoscere e vedere. Che non si finisce mai. Che il mondo è pieno di opportunità. Che bisognerebbe avere il doppio del tempo, probabilmente dei soldi, e delle energie. Al corso di inglese mi fermerò al livello principianti, cucinerò sempre la mia solita amatriciana e la domenica pomeriggio andrò al cinema invece di mettere in ordine. Ma va bene così!
A tutti, un buon rientro, allegro ed entusiasmante!

Magari con un'agenda rosa 18 mesi di Moleskine....




martedì 9 luglio 2013

TALENTO AL FEMMINILE!



Evviva l'intraprendenza femminile, soprattutto se ha il gusto dell'artigianalità e della creatività!


Prendete tre ragazze che hanno fatto della propria passione e della propria capacità manuale un lavoro, prendete un ragazzo che invece che un classico negozio vintage ha creato una vera e propria shopping-experience, aggiungete una villa in pre-collina, un aperitivo d'estate, un'atmosfera rilassata, e create un mix accattivante.

Le tre ragazze sono Monica, che con il suo marchio Alioli Oliali crea dei bijoux dolci e magici come lei....gli orecchini hanno un vago gusto etnico, e le collane realizzate all'uncinetto con il filo finissimo sono una meraviglia; Valentina di V and Rose, che riesce ad accostare fantasie a pois e a fiori con una grazia inconsueta (per abiti facili da indossare), e Kiki, che realizza cerchietti iperfemminili e di gran fascino.


Il ragazzo, invece, è Andrea Bertinetti, che ha aperto un negozio di abbigliamento vintage di lusso, 4M fashion (www.4am-brand.com) in una location adeguata, ed ha accolto qualche settimana fa per un temporary shop di una sola giornata (peccato!) questi tre brand, creando un evento molto riuscito. Poi c'è stato il bis in un'altro locale il 4 luglio, ed io spero che l'iniziativa si possa ripetere, magari con il cambio di stagione.


Ora, ogni tanto un pò sana frivolezza ci vuole, e devo ammettere che passare quasi due ore (ebbene sì), con la mia amica, senza pargolo al seguito, a chiaccherare, provare bijoux, ammirare creazioni e sognare vestiti, ha un suo perchè.


Poi la mia anima riflessiva ha il sopravvento e non posso che considerare l'evento da un altro punto di vista.
Frivolezza a parte, sono sempre molto ammirata da chi mette in campo la propria passione e non si ferma, non si adagia, anche in momenti di rassegnazione e crisi generalizzata come questo.


Queste tre ragazze hanno un talento evidente e hanno creato un modo per esprimerlo, seguendo una strada forse non convenzionale, ma sicuramente vicina alla propria anima e per questo motivo apprezzata. Perchè il sentimento, nella manualità, viene fuori, e non ci sono trucchi e non ci sono inganni.
Personalmente conosco Monica e nelle sue creazioni ritrovo sicuramente il suo sorriso (e devo dire, anche un pò di invidia per la sua abbronzatura, perchè mi ha confessato che lavora in giardino e quindi a giugno ha già il colorito che forse io posso vantare a fine agosto....), ma in tutte ho visto l'amore per il proprio lavoro. E questo, permettetemelo, è tipico dell'universo femminile quando trova il suo equilibrio.

Ma è anche la combinazione con l'altra passione, quella del vintage di lusso (anch'essa una scelta ed una sfida precise), che si è rivelata vincente, dimostrando che si può fare, si può creare, si può andare oltre, che se metti in circolo energia, di cuore e testa, ne creai dell'altra in un magnifico circolo virtuoso.
Non sarà tutto facile ed immediato, ma a giudicare dal successo dell'evento, dalle tante persone intervenute, dalla rilassatezza dell'atmosfera, dire che "si può fare"(anche se così mi sa tanto di Frankestein Junior)!

Quindi, complimenti a Monica, Valentina, Kiki e Andrea, (che metto per ultimo solo per cavalleria), che hanno combinato la loro passione con uno spirito OPEN (eccolo qui!) e ci hanno regalato una bella serata.
E a settembre mi iscrivo ad un corso di uncinetto!





martedì 2 luglio 2013

VOCE DEL VERBO CAMBIARE

Cambiare: secondo la Treccani è un verbo di origine gallica che nella sua versione intransitiva significa passare da uno stato all'altro.
Per me è un verbo che cambia significato a seconda del tempo utilizzato.
Se dico "Io cambio" in prima persona, diventa un'affermazione molto impegnativa, che ha il sapore della responsabilità e della sicurezza.
Ma "Io cambierei" ha un'altra valenza. Che cosa? Il governo, la macchina, il fidanzato o il capo? forse oggi è il tempo più utilizzato, vista la propensione generale al lamento.
Ma il vero Tempo di promessa è il mitico "io cambierò", abusato dai fidanzati fedifraghi, ma ricco di significo se dietro c'è un vero impegno.
E allora?
E allora, la realtà è che il cambiamento è una parte vitale della natura umana ma a volte ci si trova di fronte ad un bivio e bisogna scegliere, e bisogna prendere una decisione, e soprattutto bisogna avere coraggio. In questi momenti, quando sai che un cambiamento è necessario e la tua vita prenderà una direzione diversa, magari un diverso lavoro, o un diverso amore, o una nuova sfida personale, ti prende la PAURA, quella grande e inevitabile di sbagliare. Che può essere anche utile, perché alza la nostra soglia di attenzione e ci fa ragionare, ma non deve diventare paralizzante.
Lo so, sembrano pensieri un po' deliranti...ma sarà perché sento vicino un momento di svolta della mia vita, sarà che quella paura ce l'ho un po', sarà che mi devo imporre di alzare la testa e prendere una decisione con orgoglio, ma credo che ogni tanto nella vita occorre buttarsi...con la rete di sicurezza sotto magari, ma fare il salto.
E poi: ragiono in modo razionale mettendo giù una lista di pro e contro o aspetto un segno (che si ricorda Miranda nel primo film di Sex and the city)? Chiedo pareri o non voglio sentire nessuno? Ognuno di noi adotta la metodologia di scelta che più ritiene vicina a sé, non credo ci siano regole.
Però credo che due affermazioni siano corrette. La prima è che per far spazio a qualcosa di nuovo occorre buttare qualcosa di vecchio anche se l'operazione è dolorosa (e chi fa il cambio armadi per un'intera famiglia mi capisce..).
La seconda, che arriva da mio suocero (che stimo immensamente per la sua saggezza e per il dono di dire la cosa giusta al momento giusto), è che quando la vita ti mette di fronte ad una responsabilità, si deve prendere, senza SE e senza MA. Così non stai troppo a pensare.
Ok, queste erano mie piccole riflessioni in vista di un cambiamento, se mai ci sarà....in realtà ho un sacco di cose interessanti da raccontare: un hotel ricco di storia sul Lago di Garda, una live performance entusiasmante di un artista neworkese, un temporary shop al femminile...
Perché il cambiamento passa anche attraverso la curiosità...e la paura svanisce...

mercoledì 19 giugno 2013

PICCOLO GRANDE AMORE...





Tempo di matrimoni! Anzi, siamo già in ritardo…

Ci sono anni in cui sembra che non si sposi più nessuno e poi anni in cui si sposano tutti: quest’anno tra luglio e settembre sono invitata a tre matrimoni, per fortuna tutti con luoghi ed invitati diversi e quindi potrò riciclare il vestito. 

Io personalmente amo andare ai matrimoni e mi godo ogni momento della cerimonia (piango sempre…) e dei festeggiamenti successivi, anche perché negli anni diventano sempre più fantasiosi, nonostante io sia convinta che il sentimento vero abbia solo bisogno di semplicità.


Rispetto a quando mi sono sposata io (urca…) sono cambiate un sacco di cose. 
Partiamo dagli addii al nubilato e celibato. Una volta il massimo della trasgressione era andare a giocare a calcetto, poi pizza e si finiva al Samara per lo spogliarello (versione maschile), oppure cena e pompiere con nudo integrale finale (per la versione femminile).
Adesso come minimo si organizzano long weekend in giro per l’Europa dove i futuri sposi sono oggetto di scherzi, che divertono molto gli amici e un po’ meno loro. L’ultima che mi hanno raccontato aveva come protagonista un povero ragazzo, che vestito da centurione davanti al Colosseo è stato obbligato ad andare a chiedere soldi ai passanti dicendo “scusi, mi può dare un euro che mi scade il parcheggio del cavallo?”. Io mi sarei rifiutata!

E che dire del matrimonio vero e proprio? Le location alternative si sprecano (alcune originali davvero, come a Torino il Museo del Risorgimento o la Mole Antoneliana – che comunque sarebbe una sinagoga…) e ogni dettaglio, dal bouquet della sposa alla musica in chiesa, al vestito, alla macchina, i paggetti, le fedi...pare una gara a trovare l'idea più originale. Ma il meglio lo si riserva ai nomi dei tavoli (su cui si può aprire un capitolo) e alle bomboniere. Archiviate le conchiglie retroilluminate con una rosa di ceramica all’interno (che avevano però la loro apprezzata personalità kitch), le scelte degli sposi spaziano dalla bottiglia di vino con etichetta personalizzata, ai vasetti di miele all’eucalipto. Però, a onor del vero, molti destinano i soldi delle bomboniere ad organizzazioni onlus, e questa iniziativa è davvero lodevole.


Tutto questo per raccontare una cosa molto carina: l’altra sera una giovane coppia di futuri sposi è venuta a casa a portare le partecipazioni. Sono giovani, carini e davvero innamorati.

Il gesto di portare personalmente la partecipazione ha dato anche un’importanza particolare a questo evento, con un sapore d’antan e di tradizione un po’ dimenticato. Per la cronaca, li ho accolti con dei biscottini a forma di cuore: potevo mancare?

Alla mia domanda “siete a buon punto con la preparazione”, hanno risposto che dovevano ancora stampare il libretto dei canti e occuparsi delle bomboniere, che in realtà trasformavano in un’offerta ad una associazione (bravi!). In tempo, attivi e reattivi, visto che il matrimonio è a settembre.


E poi non ho resistito: volevo sapere come si era palesata la proposta di matrimonio. Lui si è inginocchiato ed ha ripetuto emozionato le parole, mentre a lei venivano gli occhi lucidi (anche a me…chissà in chiesa che combino).

Ma quanto è bello respirare l’amore puro nell’aria? Quanta fiducia, energia, carica e gioia ti dà? E’ stata una boccata di vita forse un po’ sdolcinata e stucchevole, ma bellissima. E lo dice una che a Love Story ha sempre preferito Die Hard.

Diciamocelo: tra separazioni, storie di una notte, tradimenti, uomini che scappano e donne che non si danno pace, scontrarsi con un amore semplice, sincero, che sa di purezza, senza tante paranoie ma solo il desiderio di costruire qualcosa di bello insieme ha il sapore della primavera e il profumo di tiglio, no?

Va bene, adesso mi sento un po’ Carrie Bradshaw…mi toccherà trovare un vestito all’altezza!

martedì 11 giugno 2013

OK, LA PAROLA GIUSTA è "OPEN"




Adoro Torino in questo momento: adoro il fermento che si respira, l’essenza alternativa, la vitalità, gli incontri che sono fonte di continua meraviglia.

Bello l’incrocio delle passioni e dell’arte che si è verificato sabato 9 giugno, alla LOVnight organizzata in Borgo Vanchiglia: un’intero quartiere alle spalle del centro, chiuso al traffico per una sera ma aperto alle persone.


140 tra negozi, studi di arte e design, laboratori, spazi di pittori, fotografi e architetti, hanno aperto le loro porte al pubblico, in un turbinio di musica, balli, parole e confronti. Tra piazze in cui si ballava con musica a palla e pioggerellina folkloristica (perché, nelle situazioni più alternative anche la pioggia diventa protagonista dell’evento creando divertimento invece che noia), librerie con tappeti d’erba e danze del ventre, il Borgo si è svelato nella sua anima più intensa, dando la possibilità di scoprire luoghi nuovi.


Questa serata, semplicemente bella, però mi ha fatto pensare: ad un fenomeno che si sta sempre più concretizzando nelle parole, nelle manifestazioni, nelle intenzioni; è un movimento che si fa portavoce di questo momento storico, dove le difficoltà del lavoro e dell’economia ci rendono più fragili. E per sopravvivere occorre APRIRSI: al mondo e alle persone, creando rete. Aprire la mente, ma aprire anche il proprio negozio, aprirsi alle esperienze degli altri ma condividere le proprie, aprire le vie di accesso di un quartiere ma aprire anche le vie di accesso alla conoscenza, in un fluire costante di scambi e informazioni.




Fateci caso, ma la parola più usata e ripetuta dell’ultimo periodo è OPEN. Non so se è solo una mia percezione, ma sento nell’aria il desiderio di condivisione e apertura: dallo scambio si crea valore, si generano idee e, perché no, lavoro e benessere e crescita, economica e morale. Una catena del valore virtuosa.

VANCHIGLIA OPEN LAB , ma anche OPEN PD (Matteo Renzi docet), OPEN SOURCE, e ancora OPEN EYES, un centro studi contro il bullismo e i rischi della rete. Gli OPEN DAY si sprecano (recentemente Giugiaro ha aperto le porte alle famiglie dei dipendenti…) e gli OPEN FORUM anche. Vi vengono in mente altri esempi?


L’aspetto interessante è che questo “movimento open” spesso acquista una valenza di recupero e soliditarietà sociale e L’OPEN si trasforma in “CO-“, come una magia, e la vita pratica diventa un pizzico più semplice: molti spazi di coworking, che si stanno sviluppando in modo consistente e intelligente e che sono la declinazione businnes dell’apertura mentale, nascono magari utilizzando spazi sottratti alla mafia, o recuperando luoghi abbandonati. Ne ho visitati due in Torino: COWO/spazio 19 in Borgo Vanchiglia, e TALENT GARDEN dalle parti di Piazza Statuto (http://torino.talentgarden.it/), e sono rimasta entusiasta della passione creativa che si respira. E che dire degli spazi di CO-HOUSING, dove si condividono i servizi e le incombenze quotidiane in un’ottica di risparmio?

Perché il nodo sta li: per far parte di questo “movimento” bisogna essere pronti, bisogna mettersi in gioco, bisogna sapere accettare le critiche e saperle fare con garbo, bisogna trovare l’accordo ma esaltare le differenze, bisogna comprendere “l’altro” senza snaturare sè stessi, bisogna rispettare le altre idee ma avere la forza di esporre le nostre, bisogna trovare soluzioni alternative e creative ma essere concreti. Probabilmente non è da tutti, ma è per tutti. Proviamoci.


P.S.: le foto le ho realizzate davanti allo studio di TRULY DESIGN, un laboratorio artistico che parte dalla street art e arriva al design. Notevole. Andate a vedere il sito www.truly-design.com


mercoledì 5 giugno 2013

LA SOTTILE ARTE DEL GIARDINAGGIO DA BALCONE






Faccio parte della categoria “pollici neri”: purtroppo non ho grande affinità con la coltivazione di piante e fiori.

Mi piace ammirarli, ascoltarne i profumi, passeggiare in mezzo ai colori di rose e tulipani, ma mi muore tutto. Ed è frustante questa situazione, soprattutto se sei circondata da amiche che riescono a far fiorire una stella di Natale tutto l'anno, e raccontano quanto è rilassante concimare il terriccio. Io, nel giardinaggio, ci vedo fatica, altro che relax!

E mi impegno anche, giuro: oddio, qualche volta mi dimentico di bagnare le piantine, o lascio al sole pieno un garofano che avrebbe bisogno della mezza ombra, ma chi non sbaglia mai?


La verità è che nella mia testa pianificata al minuto sulle attività della giornata, la voce “piante e fiori” è sempre all’ultimo posto, prima di andare a dormire, e la stanchezza ha quasi sempre il sopravvento (va bè, il geranio lo bagno domani, che sarà mai…). Tanto che, quest’anno, alla cassa dell’Ikea, di fronte a 4 piantine finte destinate alla vetrata della scala (dove, per la cronaca, ero riuscita a far morire anche 4 pinetti in formato mignon, dopo le  gerbere, le roselline e l’edera) mio marito ha tirato un enorme sospiro di sollievo.

Quindi, questo è un piccolo prontuario per chi come me non conosce nulla di botanica ma che ha deciso di rendere il proprio balcone (sto parlando di balcone, non di giardino!) bello e colorato con i fiori!

Primo insegnamento: mai entrare in un vivaio con un bambino di 5 anni che ha il vizio di strappare le foglie dalle piante.

Secondo insegnamento: se non sapete proprio nulla, addocchiate un vivaista uomo e avvicinatevi con aria ingenua sbattendo gli occhioni, per chiedere informazioni. Funziona: il vivaista non resisterà di fronte ad una fanciulla in difficoltà e consiglierà al meglio. Sempre che la fanciulla non abbia un figlio che strappa le foglie: nel qual caso allontanatevi, facendo finta di nulla.

Terzo insegnamento: scordatevi ogni visione bucolica, perchè il giardinaggio da balcone è fatica! Tra caricarmi piante e fiori e sacchi di terriccio in macchina, scaricarli davanti a casa e portarmeli su di due piani, ho rimediato un bel mal di schiena. Ma gli uomini dove sono quando servono?

Quarto insegnamento: tenete lontane le piante dalle gattine che si mangiano le foglie e poi vomitano in tutta casa! 

Il mio bottino ortobotanico è stato: 12 gerani edera perché erano in offerta, 2 piante di pomodori e 5 di fragole perché il figlio di cui sopra ha velleità da ortolano, una pianta di menta e una di citronella perché mi piacevano i profumi (qualcuno sa dirmi che cosa ci faccio con la citronella?), una cirenaica da mettere sul tavolino che fa tanto colore, un oleandro al posto del melograno (che, ovviamente mi era morto).

A questi si accompagnano un rosmarino e una salvia, piantate da mia mamma l’anno scorso e totalmente dimenticati in inverno: però devono avere una bella personalità perché quando mi sono ricordata di loro dopo il freddo, erano bellissimi ed enormi. Bravi, hanno capito con chi hanno a che fare!

Chiudo con una nota di speranza: tutte le sere faccio un giro sui miei balconi e devo dire che la meraviglia di vedere i fiori dell’oleandro sbocciati e la fragolina nuova che ieri non c’era mi riempe il cuore di gioia e di soddisfazione. Non credevo. Forse è questo lo spirito giusto….vedi mai che è la volta buona!

P.S.: naturalmente mia suocera è abbonata a Gardenia!

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