martedì 11 giugno 2013

OK, LA PAROLA GIUSTA è "OPEN"




Adoro Torino in questo momento: adoro il fermento che si respira, l’essenza alternativa, la vitalità, gli incontri che sono fonte di continua meraviglia.

Bello l’incrocio delle passioni e dell’arte che si è verificato sabato 9 giugno, alla LOVnight organizzata in Borgo Vanchiglia: un’intero quartiere alle spalle del centro, chiuso al traffico per una sera ma aperto alle persone.


140 tra negozi, studi di arte e design, laboratori, spazi di pittori, fotografi e architetti, hanno aperto le loro porte al pubblico, in un turbinio di musica, balli, parole e confronti. Tra piazze in cui si ballava con musica a palla e pioggerellina folkloristica (perché, nelle situazioni più alternative anche la pioggia diventa protagonista dell’evento creando divertimento invece che noia), librerie con tappeti d’erba e danze del ventre, il Borgo si è svelato nella sua anima più intensa, dando la possibilità di scoprire luoghi nuovi.


Questa serata, semplicemente bella, però mi ha fatto pensare: ad un fenomeno che si sta sempre più concretizzando nelle parole, nelle manifestazioni, nelle intenzioni; è un movimento che si fa portavoce di questo momento storico, dove le difficoltà del lavoro e dell’economia ci rendono più fragili. E per sopravvivere occorre APRIRSI: al mondo e alle persone, creando rete. Aprire la mente, ma aprire anche il proprio negozio, aprirsi alle esperienze degli altri ma condividere le proprie, aprire le vie di accesso di un quartiere ma aprire anche le vie di accesso alla conoscenza, in un fluire costante di scambi e informazioni.




Fateci caso, ma la parola più usata e ripetuta dell’ultimo periodo è OPEN. Non so se è solo una mia percezione, ma sento nell’aria il desiderio di condivisione e apertura: dallo scambio si crea valore, si generano idee e, perché no, lavoro e benessere e crescita, economica e morale. Una catena del valore virtuosa.

VANCHIGLIA OPEN LAB , ma anche OPEN PD (Matteo Renzi docet), OPEN SOURCE, e ancora OPEN EYES, un centro studi contro il bullismo e i rischi della rete. Gli OPEN DAY si sprecano (recentemente Giugiaro ha aperto le porte alle famiglie dei dipendenti…) e gli OPEN FORUM anche. Vi vengono in mente altri esempi?


L’aspetto interessante è che questo “movimento open” spesso acquista una valenza di recupero e soliditarietà sociale e L’OPEN si trasforma in “CO-“, come una magia, e la vita pratica diventa un pizzico più semplice: molti spazi di coworking, che si stanno sviluppando in modo consistente e intelligente e che sono la declinazione businnes dell’apertura mentale, nascono magari utilizzando spazi sottratti alla mafia, o recuperando luoghi abbandonati. Ne ho visitati due in Torino: COWO/spazio 19 in Borgo Vanchiglia, e TALENT GARDEN dalle parti di Piazza Statuto (http://torino.talentgarden.it/), e sono rimasta entusiasta della passione creativa che si respira. E che dire degli spazi di CO-HOUSING, dove si condividono i servizi e le incombenze quotidiane in un’ottica di risparmio?

Perché il nodo sta li: per far parte di questo “movimento” bisogna essere pronti, bisogna mettersi in gioco, bisogna sapere accettare le critiche e saperle fare con garbo, bisogna trovare l’accordo ma esaltare le differenze, bisogna comprendere “l’altro” senza snaturare sè stessi, bisogna rispettare le altre idee ma avere la forza di esporre le nostre, bisogna trovare soluzioni alternative e creative ma essere concreti. Probabilmente non è da tutti, ma è per tutti. Proviamoci.


P.S.: le foto le ho realizzate davanti allo studio di TRULY DESIGN, un laboratorio artistico che parte dalla street art e arriva al design. Notevole. Andate a vedere il sito www.truly-design.com


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