venerdì 3 maggio 2013

QUANDO LA BANDA PASSO' E IL BAMBINO CANTO'


Domenica.

Centro storico di un paese. Si respira l’aria deliziosamente indolente di una mattina di un giorno festivo: passeggiata, caffè, giornale, chi esce da messa, due chiacchere (sul tempo, of course), qualche pettegolezzo.

Poi in lontananza si sente la banda che suona: subito tutti si girano, si fermano, si interrogano sul perché arriva la banda, e intanto quest’ultima si è già schierata in formazione davanti al municipio, davanti ad un gruppo consistente di persone pronte a godersi lo spettacolo.

Vigili e carabinieri hanno già fatto in tempo a chiudere gli ingressi alla piazza e a tutti, in un attimo, è tornata in mente la canzone di Mina… (http://www.youtube.com/watch?v=GJIpxQgZypc).

Parte l’inno di Mameli.



Ok: l’aurea di decadenza che avvolge l’Italia non ci spinge ad essere molto nazionalisti, ma (quasi) nessuno resiste al senso di appartenenza dell’Inno. Soprattutto, e questa è la meraviglia, se a cantarlo è un bambino.



Di fianco a me, 5 anni appena, con la voce cristallina, lo sguardo fiero ed impegnato, fino al “si” finale detto con molta enfasi: una vera magia che ha emozionato me e le persone presenti; molti si sono girati ad ascoltarlo con il sorriso, molti hanno annuito.
Ripartiamo da questo bambino, da questa fiera innocenza? L’anno scorso gli hanno insegnato all’asilo che l’Italia festeggiava i 150 anni, tanti, e bisognava amarla questa nazione, cantare Fratelli d’Italia ed esserne convinti.

Vi ricordate all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 2006, qua a Torino, quando nel silenzio generale una bambina ha intonato l’Inno di Italia, senza musica, solo con la sua voce chiara e acerba, davanti ai carabinieri schierati sotto la bandiera? Io ad un certo punto mi sono commossa ed ho pianto….e non sono particolarmente di lacrima facile: la semplicità dei bambini tocca corde che non sappiamo neppure di avere, quando interagisce con gli stereotipi degli adulti. 



Certo, se cantano i giocatori di calcio, la sensazione è un’altra (anche perché non tutti ricordano le parole…)…a meno di non vincere i Mondiali!

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